Perché l’alta finanza diviene improvvisamente trumpiana

Circola questa cosa delle dichiarazioni su Trump di Jamie Dimon, il CEO di JPMorgan Chase & Co. che è la banca più grande del mondo. Dimon al WEF di Davos ha parlato bene di Trump, scandalizzando tutto il pidiotismo obamiano e sorosiano global dei pennivendoli sinistrati. Dimon non è l’unico della banda di Lorsignori a fare affermazioni del genere.

La questione è che non vi è contrapposizione tra il sinistrismo global dell’alta finanza e il suprematismo superficialmente colorato di isolazionismo della opzione trumpiana. Si tratta delle due facce opposte di una unica medaglia. Come pedale del freno e acceleratore non sono nemici tra loro in una auto che deve raggiungere la destinazione prefissata nel più breve tempo possibile: chi non frena in curva va fuori strada, nel burrone. E non arriverà mai. Trump è il freno. Soros è l’acceleratore.

L’accusa fatta a Trump dai globalisti sorosiani è solitamente quella di isolazionismo, che equivale a dire che Trump vuole lasciare le corna del toro della geopolitica che la élite ebraico-anglo-americana sorosiana ha appunto afferrato per quelle protuberanze puntute: lasci le corna (isolazionismo) e il toro ti infilza con quelle stesse corna.

In realtà, il globalismo non è il risultato di una volontà politica specifica, bensì delle opportunità tecnologiche che consentono di navigare per il mondo senza causare lo sfinimento di una nazione. Tante cose meravigliose possono essere fatte in modo però insostenibile. Allo stesso modo, un autentico isolazionismo è impraticabile finché non si verifica un regresso tecnologico che ne giustifichi la fattibilità. In un’era in cui il Sud del mondo dispone di missili ipersonici e imponenti navi cargo solcano gli oceani, diventa difficile, se non impossibile, attuare un isolazionismo vero e proprio.

Il trumpismo è il tentativo di risposta conservativa di un apparato militare-industriale-finanziario-mediatico USA che non regge più lo sforzo enorme di proporsi come poliziotto globale. Lorsignori rischiano di finire nel burrone, perché hanno puntato tutte le loro fiches sull’espansione, sul credere nella vittoria finale, in perfetto stile hitleriano.

Il multipolarismo dei BRICS+ significa che né la Cina né tantomeno la Russia osano raccogliere il testimone di un ruolo di poliziotto globale, perché antieconomico, comportante un consumo di energie insostenibile. In effetti si è trattato di una follia ebraico-anglo-amerikana, di una torre di Babele che mostra segni di crollo. Frutto di una pulsione religiosa secolarizzata, del tentativo materialistico di prendersi con la violenza e la scaltrezza quella “terra” promessa da un Dio piuttosto cornuto da parte di gente che voleva imitare Mosè.

Questa ardita opzione unipolare del poliziotto globale è una anomalia propria del blocco atlantista, una sfida impossibile in cui si sono cacciati USA-UK-Israele, e da cui – con buone ragioni – quei sorosiani pensano di non potersi ritirare. E vedremo il perché.

In fondo l’unipolarismo globalista statunitense, il proporsi degli USA come “faro della democrazia” nel mondo era pur con molti limiti più fattibile nell’era della guerra fredda perché si aveva un comodo sistema di divisione del mondo in due, e questo obbligava i popoli a scegliere, tra il sogno americano consumistico da un lato, e la burocrazia sovietica dall’altro, burosauro che non sapeva bene dove andare, e infatti ha approdato al Club di Roma, a prendere lezioni da quei cattivi maestri. E’ iniziata lì la fine dell’URSS.

Quale dei due sistemi fosse più attraente per il popolino scemo è chiaro. Perciò era facile “sognare l’America”, come cantava la Gianna Nannini. Si trattava della forza attraverso la gioia dei nazisti, il KDF riveduto e corretto. Individui ridotti a cani pavloviani.

Forza attraverso la gioia, KDF

Ciò ha creato una suggestione ottimistica nella élite anglo, che si è mantenuta anche dopo, con le farneticazioni del politologo Francis Fukuyama sulla fine della Storia. Pensavano di aver stravinto, senza considerare la questione dell’eterogenesi dei fini. Non vi era più lo spauracchio della fame sovietica, e quindi non si sosteneva il circo consumista. Nuovi lavoratori affamati arrivavano a voler spartire il pane sul tavolo della classe media occidentale. Dumping sociale cinese.

Quando quella divisione in blocchi è terminata, il neoliberismo neomalthusiano è subentrato al circo consumista, per impoverire la classe media, quella fascia sociale di proletari fordisti arricchiti, che ha molto usufruito degli aspetti concreti di quella seduzione anticomunista: sognavano l’America perché avevano il frigo pieno di beni reali, di pane vero. Foraggiati perché non si buttassero a sinistra, per dirla con Totò. In parole povere, il sistema occidentale ha dato pane e circo, soprattutto tanto pane, indebitandosi e impiantando un sistema consumistico rimbecillente che alla lunga era però costoso ed insostenibile. La crisi finale del consumismo è avvenuta col 2008.

Finita col crollo dell’URSS nel 1989 l’esigenza di dare pane reale al popolo, e americanizzato psicologicamente il popolino globale (cani pavloviani perfettamente ammaestrati) era sufficiente continuare a dare tanto circo mentre si stringevano i cordoni della borsa del pane. Si è creata povertà, e la ricchezza è stata sempre più nelle mani di pochi multimiliardari.

La lotta di classe esiste, ma la stiamo vincendo noi ricchi, disse il ricco e potente Warren Buffett.

Il senso è che si tratta di una ricchezza di carta, non reale: la funzione dell’esistenza dello straricco è quella di mantenere il proletario in condizioni di povertà, di scarsità di beni reali. Il ricco i soldi in eccesso non li consuma in 100 vite, ma semplicemente accumulandoli impedisce al povero di avere pane, cure, istruzione, che sono cose reali.

Ovviamente l’uomo della strada queste cose non le capisce: non si tratta di avere, ma di togliere agli altri. E’ in ciò il potere del ricco, che così genera una classe di ruffiani vassalli in cerca delle briciole che cadono dal suo ricco tavolo, ruffiani che lo aiutano a dominare i poveri. La teoria economica del Trickle-down, lo “sgocciolamento” per cui la ricchezza dei potenti a cui si tagliano le tasse “sgocciola” sui poveri, ha quel fondamento, di far sgocciolare la ricchezza solo su coloro che sono servili a sufficienza. E’ un sistema “liberale” di dominio di classe, che non ha bisogno di polizia politica, di Gestapo, ed è molto capillare, perché poi il povero si autocensura al fine di poter sperare nella scalata sociale.

Ora, il trumpismo sembra una riscossa della classe media, ma di quale? Di quella statunitense, perché Trump non ha mai detto che vuole difendere la classe media europea. Il suo motto infatti è Make America Great Again, non Make Middle Class Great Again.

Vuol dire che la politica di controllo finanziario globale della élite di Wall Street è finita sotto un tram. E quindi la “lotta” è tra quella èlite sorosiana che in pratica dice: “aspettate a dare per sconfitta la nostra strategia di infiltrazione delle élites coloniali con i soldi e i servizi segreti”, con l’altra fazione “trumpiana” che invece dice che è il momento di constatare quel fallimento, e di leccarsi le ferite, di tornare nel bunker del suprematismo yankee – rianimando la classe media yankee – per progettare nuove pragmatiche risposte a quella crisi del globalismo che è evidente.

Perciò, per pragmatismo, Trump è “amico di Putin”. Nel contempo è nemico dei cinesi perché la potenza economica cinese è seduttiva, è un Soft Power che può sconfiggere gli USA quando questi abbandonano la ragnatela di potere creata dal loro Soft Power dell’infiltrazione finanziaria sorosiana e mediatica. Trump è debole dal punto di vista del Soft Power, perché è ridotto all’osso, con il suo piuttosto rozzo pragmatismo da affarista. Lo si constata facilmente notando come i “trumpiani d’Italia” siano ambulanze su cui è facile sparare: Salvini, Meloni, eccetera. Vuol dire che al trumpismo manca l’allure, la sacralità politica che invece abbonda nell’ambito dei salotti sorosiani, tipo quello di Fabio Fazio.

Ciò si traduce appunto con debolezza del Soft Power, e Trump è avversato da tutti coloro che traggono lucro dal fatto di essere arruolati a formare la ragnatela di potere del Soft Power sorosiano, e che finirebbero in strada se quel sistema di Soft Power perdesse i finanziamenti per venire preso a colpi di ascia da Trump, in quanto oramai inutile e costoso.

Constatato il fallimento della grande strategia sorosiana, si naviga a vista per raccogliere i cocci. Ecco il senso del termine “pragmatismo”, a cui iniziano a piegarsi molti di questi soggetti appartenenti alla élite finanziaria, come Dimon.

Soggetti presi dal loro fanatismo religioso suprematista, ma che guardano alla realtà oggettiva quando realizzano che hanno un cigno nero, vivo e bello grosso davanti ai loro occhi.

Trump ovviamente ha ragione dal punto di vista oggettivo, perché la spinta globalista è realmente fallita: Lorsignori hanno morso il marmo cinese e si sono rotti i denti contro la resistenza del Partito Comunista cinese, che non vuole essere lo zerbino di Soros. Il PCC non ha abboccato allo sgocciolamento sorosiano. Si legga Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione di Qiao Liang, per comprendere. Lettura consigliatissima.

Che l’aria stia cambiando lo si nota da vari elementi. Se persino dalle parti della Von der Leyen si afferma che occorre allargare i cordoni della borsa del pane, per riacquisire i consensi popolari persi grazie alle politiche neoliberiste di rigore, vuol dire che questa constatazione del fallimento di certo sinistrismo sorosiano inizia a farsi largo tra la élite pidiota. Sanno che il circo non affascina la classe media mormorante, tanto come affascina il pane.

La svolta di Netanyahu in direzione del brutale colonialismo stragista che sta fallendo, con la constatazione cruda che ne fanno Lorsignori, è l’atto di ufficializzazione di questa rinuncia a fare i piacioni globali, quelli che rovesciano i regimi avversari con le rivoluzioni colorate sorosiane, con l’appoggio del popolaccio bovino sempre pronto a schierarsi con Soros, con le manovre di Otpor, con le strategie di Gene Sharp. Si va quindi a cercare l’ebreo che è determinato ad imbracciare il mitra per sparare sulla donna palestinese, obbedendo alla logica del mors tua vita mea. Cercheranno parimenti simili soggetti nella classe media statunitense, tipi che plaudiranno alla deindustrializzazione europea, al reshoring delle aziende che l’alta finanza aveva delocalizzato in giro per il mondo a danno di quella stessa classe media statunitense.

Deve però essere triste per Lorsignori constatare che una volta fallito il globalismo, fallisce anche il vecchio colonialismo in stile israeliano, che veniva considerato un usato sicuro. Vuol dire che il trumpismo nel senso di un pragmatismo bottegaio senza paraocchi ideologico-religiosi è necessario al fine di un atterraggio morbido di un sistema USA che non riesce più ad imporre la sua religione secolarizzata al mondo intero. Forse neanche quello sarà sufficiente, ed è perciò che Lorsignori iniziano a parlar bene di Trump, il che è un minimo sindacale da parte loro.

Occorre essere sicuri di un fatto: questo del MAGA trumpiano non è il tentativo di lasciare le corna del toro. Non è vero isolazionismo, che come detto non esiste se non vi sono le condizioni tecnologiche necessarie. E’ semplicemente la risacca dell’onda globalista, il rinculare per un effetto quasi fisico. Ricostruire la coesione interna del popolaccio USA, che effettivamente oggi è stressato oltre ogni limite, dalle conseguenze del globalismo, trattandosi di una nazione indebitata che finita la spinta globalista si trova come un pesce fuor d’acqua. Rischia di morire come un popolo che ha dato il proprio oro per la patria in guerra, e poi si trova a perderla, quella guerra, senza poter fare bottino. Gli statunitensi hanno dato il loro oro per la vittoria del globalismo sorosiano, che ha morso il marmo cinese rompendosi i denti. Ecco il pesce fuor d’acqua. Spremuti e sconfitti.

Come se ad Israele improvvisamente una mano divina togliesse l’atomica e l’appoggio USA: che fine farebbe, dopo aver suscitato l’odio di tutto il mondo?

Il problema dei sorosiani è che costoro sanno bene che la logica “isolazionista” trumpiana recide molto della ragnatela del potere che il globalismo militare-industriale-finanziario-mediatico di USA-UK-Israele ha pazientemente stabilito in giro per il mondo. E dopo sarà difficile ricostruirla. Perciò Trump viene indicato dai sorosiani come un barbaro che con l’ascia va a colpire i delicati equilibri che il vecchio sistema plutocratico sinistrato aveva stabilito a livello globale. Sono consci della questione della complessità: non si ricreano in laboratorio cose complesse, una volta che queste sono state smantellate. I processi della complessità sono processi irreversibili: si può andare solo avanti, perché è impossibile far rientrare il dentifricio nel tubetto, o riparare un uovo che si è spiaccicato per terra. Dopo l’avvento del trumpismo non sarà così facile tornare al vecchio Soft Power delle rivoluzioni colorate, della superiorità morale del radical chic pidiota.

Perciò se oggi Lorsignori a Davos riconoscono le ragioni di Trump, vuol dire che prendono atto del fallimento di Soros, ma anche di Israele, ovvero fiutano la crisi di tutto il fanatismo religioso ebraico, sia quello sorosiano, sia quello suprematista di Netanyahu del grande disegno, della Grande Israele che sottomette l’Iran e arriva a dettare legge all’India da contrapporre alla Cina. Fine dei grandi disegni. Fine della logica del “popolo eletto”, si tratti del vecchio colonialismo stragista di Netanyahu, si tratti del nuovo colonialismo delle menti di Soros di marca gesuitica.

Perciò Lorsignori mirano a salvare il salvabile salendo sulla barca del pragmatismo trumpiano.

Per dirla con una battuta: rinverdire le ragioni dello stare insieme. Ad esempio, l’OMS che con la Malattia X vede l’opportunità di ridimensionare quelle classi medie europee molto anziane e perciò grandi consumatrici di costoso welfare.

Quella OMS di Bill Gates che non è vista con cattivo occhio dai cinesi, i quali non vogliono pagare il welfare degli anziani europei, che è un frutto del colonialismo.

Forse si troverà un accordo tra Cina e USA riguardo alla classe media statunitense, meno infetta di welfarismo/socialismo, e oggettivamente schiacciata dalle conseguenze del globalismo, della logica del poliziotto mondiale.

L’Europa non ha voce in capitolo, perché non ha spina dorsale dal punto di vista geopolitico. Da noi la geopolitica è arabo, e inoltre abbiamo una classe dirigente nativamente servile, addomesticata per decenni da quello sgocciolamento della ricchezza che il padrone USA ha sapientemente operato a partire dal Piano Marshall del dopoguerra. Siamo perciò – come europei – il vaso di coccio tra i vasi di ferro.

Se lo scopo è quello di evitare la guerra nucleare mondiale, i vasi di ferro accetteranno volentieri di spartirsi il contenuto del vaso di coccio. Tanto si tratta di popoli – europei – in decrescita demografica, anziani, viziati, allergici alle letture serie, svirilizzati, esosi come solo certa anziana borghesia sclerotizzata sa essere: hanno preso l’imprinting degli anni ’80 e lì sono rimasti mentalmente inchiodati.

Sono già morti. Piangere su di loro sarebbe come piangere su di un latte che è già stato versato. Chi non è in grado di salvarsi da solo, difficilmente sarà salvato da qualcuno che ha altri pensieri in testa.


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3 risposte a “Perché l’alta finanza diviene improvvisamente trumpiana”

  1. Avatar Savio
    Savio

    [Vuol dire che la politica di controllo finanziario globale della élite di Wall Street è finita sotto un tram. E quindi la “lotta” è tra quella èlite sorosiana che in pratica dice: “aspettate a dare per sconfitta la nostra strategia di infiltrazione delle élites coloniali con i soldi e i servizi segreti”, con l’altra fazione “trumpiana” che invece dice che è il momento di constatare quel fallimento, e di leccarsi le ferite, di tornare nel bunker del suprematismo yankee – rianimando la classe media yankee – per progettare nuove pragmatiche risposte a quella crisi del globalismo che è evidente]

    I padroni dell’America quindi del mondo possiamo dividerli in due clan

    i “sinistri” che propongono il loro amato mondialismo-mondializzazione

    i “destri”… pure ma costoro hanno capito che il giocattolone si è rotto quindi provano a rallentare.

    [Perciò, per pragmatismo, Trump è “amico di Putin”. Nel contempo è nemico dei cinesi perché la potenza economica cinese è seduttiva, è un Soft Power che può sconfiggere gli USA quando questi abbandonano la ragnatela di potere creata dal loro Soft Power dell’infiltrazione finanziaria sorosiana e mediatica]

    Se vincono i destri quindi i repubblicani potrebbe scoppiare una guerra vera e propria tra America e Cina/B.R.I.C.S.

    In realtà la guerra si può evitare. Come? Ripeto se i padroni accettano la fine del mondialismo-mondializzazione e accettano di rallentare consegnando il timone ai repubblicani. Inoltre si accordano con i ribelli B.R.I.C.S.+, rianimano la classe media yankee per progettare nuove pragmatiche risposte a quella crisi del globalismo che è evidente e sacrificano gli europei.

    [Perciò Lorsignori mirano a salvare il salvabile salendo sulla barca del pragmatismo trumpiano.

    Per dirla con una battuta: rinverdire le ragioni dello stare insieme. Ad esempio, l’OMS che con la Malattia X vede l’opportunità di ridimensionare quelle classi medie europee molto anziane e perciò grandi consumatrici di costoso welfare.

    Quella OMS di Bill Gates che non è vista con cattivo occhio dai cinesi, i quali non vogliono pagare il welfare degli anziani europei, che è un frutto del colonialismo.

    Forse si troverà un accordo tra Cina e USA riguardo alla classe media statunitense, meno infetta di welfarismo/socialismo, e oggettivamente schiacciata dalle conseguenze del globalismo, della logica del poliziotto mondiale]

    Ecco appunto, un accordo americani-cinesi non garantisce la “salvezza” dell’ Europa non escludo pandemie, carestie, guerre oppure continueranno a spremerci grazie al tradimento delle comprador bourgeoisie.

    [L’Europa non ha voce in capitolo, perché non ha spina dorsale dal punto di vista geopolitico. Da noi la geopolitica è arabo, e inoltre abbiamo una classe dirigente nativamente servile, addomesticata per decenni da quello sgocciolamento della ricchezza che il padrone USA ha sapientemente operato a partire dal Piano Marshall del dopoguerra. Siamo perciò – come europei – il vaso di coccio tra i vasi di ferro.

    Se lo scopo è quello di evitare la guerra nucleare mondiale, i vasi di ferro accetteranno volentieri di spartirsi il contenuto del vaso di coccio. Tanto si tratta di popoli – europei – in decrescita demografica, anziani, viziati, allergici alle letture serie, svirilizzati, esosi come solo certa anziana borghesia sclerotizzata sa essere: hanno preso l’imprinting degli anni ’80 e lì sono rimasti mentalmente inchiodati.

    Sono già morti. Piangere su di loro sarebbe come piangere su di un latte che è già stato versato. Chi non è in grado di salvarsi da solo, difficilmente sarà salvato da qualcuno che ha altri pensieri in testa]

    L’Europa è una nave che affonda e finirà in fondo al mare, purtroppo.

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    1. Avatar Savio
      Savio

      Vorrei essere ancora più chiaro e “snello”.

      Il sistema di lorsignori cioè il mondialismo/mondializzazione/sionismo o se preferisci Soros+ Netanyahu si è rotto.

      Che significa? E’ diventato TROPPO COSTOSO sfamare gli europei e fare troppe guerre in giro per il mondo.

      Quindi? Di sicuro si sostituiscono gli attori, escono i democratici ed entrano i repubblicani.

      Se è troppo costoso fare i bombaroli non credo che faranno la guerra contro i B.R.I.C.S. ma troveranno un accordo cioè ridurre la popolazione europea in questo modo non vi sarà la guerra e avranno meno bocche da sfamare ed un bene anche per i B.R.I.C.S. in particolare per la Cina come bene hai scritto[Quella OMS di Bill Gates che non è vista con cattivo occhio dai cinesi, i quali non vogliono pagare il welfare degli anziani europei, che è un frutto del colonialismo]

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      1. Avatar Ras Taman

        Salvo imprevisti, perché non escludo eventi clamorosi nel 2024. Però la logica delle cose visibili porta a dire che l’occidente nella sua interezza non può salvare la sua condizione privilegiata, considerando che le pensioni dei vecchi americani dipendono da fondi pensione che sono legati ai destini dell’alta finanza.
        Parimenti il socialismo europeo in realtà è un welfare di natura consumistica molto votato all’irresponsabilità di chi ne usufruisce.
        Se queste cose sono legate allo sfruttamento della manodopera semi-schiavile del sud del mondo, non capisco perché quei popoli oppressi dovrebbero concederci simili cose.
        Ovviamente, se vi è un cambiamento dei rapporti di forza, in occidente ci vorrà molto pragmatismo per tentare di cavarsela. Quindi gli USA pur di salvarsi tenteranno di tagliare i rami secchi, tipo l’Europa che vedrà un Piano Marshall al contrario. La guerra mondiale al rallentatore serve a questo, a spennare in modo più ordinato gli europei.
        Dubito persino che un Trump riesca a risollevare gli USA da un crollo, perché il reshoring non è cosa facile. La manovalanza non la ricrei da zero.
        Quindi ha certamente fallito la spinta globalista, ma anche il pragmatico protezionismo trumpiano avrà difficoltà, come ha difficoltà Netanyahu, che con la sua Grande Israele ha un senso protezionistico, di opposizione a Cina e Iran. Ricordiamo che l’Iran è la via attraverso cui passa il commercio russo.
        Se Israele fa il botto, persino i sorosiani dovranno accodarsi a Trump con le braghe calate, perché ogni tentativo di infiltrazione soft deve avere il supporto di una superiorità militare. Portati un grosso bastone e parla piano, è il senso. Se il grosso bastone non ce l’hai, parlare non ti serve a nulla, perché nessuno ti ascolta.

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